Parole...



Epitaffio

Quando non ci sarò più

voglio che tutti sappiano

che non ci sono mai stato.





Vigilia di un’altra notte


Appare il sole impaziente

lasciando il suo letto disfatto.

Silenzioso e lento

il metronomo inizia la quotidiana scalata

verso ritmi serrati.

Il caldo respiro di un solitario passante

porta con sé l’odore dell’alcol.

Tace.

Si guarda intorno.

Ha paura.

Conserva il segreto di una notte,

reale istante di una falsa eternità.

Il pianto di un bambino arresta il silenzio

mentre un folle urla al mondo

“siete tutti morti!”.


. . . . .


Guardo avanti


Guardo avanti

perché ho gli occhi avanti,

ma se avessi gli occhi dietro

guarderei lo stesso avanti.


. . . . .


All’essere che non sono


Sono stato.

Diventato quel che non sono,

cerco chi ero.

Invano.


. . . . .


Ospite in grembo

tra le braccia di un padre

nei pensieri degli altri

tra i fiori del giardino.

Ospite del tempo passato

e di quello che rimane 

sui tasti di un pianoforte,

nei caldi letti condivisi,

negli occhi di un bambino.

Ospite di una barca

affollata del mare

verso la libertà dei morti.


. . . . .


Muti balbuzienti sul palco,

fonofobici in prima fila,

il potatore dirige l’orchestra

di strumentisti monchi,

l’Oscar alla comparsa.

La bellezza sta nelle note non suonate.


. . . . .


File di morti nelle stazioni a ridosso della morte

attendono invano il momento dell’attesa

bisbigliando parole senza voce.

Vigilo, parto per me stesso,

l’unico modo per sfuggire alla morte è morire.


. . . . .


Ti ho amata lentamente,

in solitudine,

dono della luce

al mio primo respiro.

Tu hai gli occhi

per guidarmi al buio

tra i vicoli del tempo.

Ti saluto, 

sarò lontano

in un bosco

a seppellire

l'ultimo ricordo dell’uomo.


(Melfi 8/11/2023)



. . . . .



I giorni scorrevano

come pagine sfogliate da un bambino,

il tempo era dalla nostra parte.

Non eravamo capaci di invecchiare

e guardavamo il cielo dall’alto,

nei nostri quaderni

pochi ricordi e tanti sogni.

Seni impalpabili

e bionde serate

di carne e respiri,

poi l’autunno…

Logorato, il tempo

cuce nella sua sartoria

brandelli di storia

di un’umanità senza fuoco.


. . . . .


Clair de lune


Ubriachi inerti ai margini di un sogno.

Gli occhi,

fermi, 

feriscono il buio. 


Perché non posso, luna?

Perché torni a rubare le mie mani?


Poeti della notte, assassini di stelle.



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